Monday, March 16, 2009

Sequestrò e violentò la figlia per 24 anni, al via il processo

E' iniziato oggi a St. Poelten, Austria, il processo a Josef Fritzl, il 73enne che ha tenuto segregata in casa la figlia per 24 anni, facendole partorire sette bambni frutto di rapporti incestuosi.

Il giudizio della corte è atteso per venerdì. Potrebbe essere condannato a un periodo di 10-15 anni di carcere o all'ergastolo. Anche il suo avvocato sembra aspettarsi questa seconda ipotesi.

Nel frattempo l'uomo ha ammesso le violenze sessuali e l'incesto, ma ha negato uno dei capi d'accusa, quello di aver ucciso, nel 1996, un neonato frutto dei rapporti con la figlia. Il piccolo sarebbe morto dopo che Fritzl si era rifiutato di cercare aiuto.

All'ingresso in aula aveva il volto coperto da una cartellina, per non incrociare l'obiettivo di fotografi e cameraman.

Attualmente la figlia e i sei bambini si trovano in una località segreta, hanno una nuova identità e sono seguiti costantemente da psicologi.

Durante tutto il tempo del sequestro la moglie di Fritzl non si era accorta di nulla, vivendo una vita apparentemente normale e crescendo tre dei figli insieme al marito, che le aveva detto essere stati abbandonati dalla figlia.

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Inizia oggi il processo a Josef Fritz, l'uomo che ha sequestrato in casa per 24 anni la propria figlia, costringendola a rapporti incestuosi e facendole partorire sette bambini.

L'Austria si è svegliata dovendo fare i conti con un incubo collettivo peggiore di quello di tre anni fa, quando Natascha Kampusch, rapita per 8 anni, riuscì a scappare dalla sua prigione.

Il giudizio della corte, atteso per venerdì, appare abbastanza scontato: Fritzl dovrebbe passare il resto della propria vita in carcere, anche se l'uomo ha negato uno dei capi di imputazione, quello di aver ucciso un neonato, sempre frutto dei rapporti con la figlia, avuto nel 1996.

L'accesso a fotografi e cameramen è stato proibito in aula. Ugualmente, la figlia e i suoi sei figli si trovano in una località segreta, con nuove identità.

Rispetto al caso di Natascha Kampusch, attualmente conduttrice di un programma televisivo e, apparentemente, tornata ad una vita normale, si avverte una maggiore astrazione, quasi un rifiuto, rispetto ai fatti.

In quel caso, dopo un primo momento si arrivò anche a dubitare di alcuni punti del racconto della ragazza, e in generale la vicenda fu in qualche modo razionalizzata, cosa che in questo caso sembra più difficile, se non impossibile.

Sequestro Msf: si tratta

Individuato il luogo in cui sono tenuti in ostaggio, da due giorni, tre operatori di Medici senza frontiere in Darfur. Sono un'infermiera canadese, un medico italiano e il coordinatore della missione francese.

E' stato attivata una trattativa diretta con i rapitori, che chiedono un riscatto e il ritiro del mandato di arresto, da parte della Corte internazionale dell'Aia, del presidente sudanese Omar Hassan al Bashir, incriminato lo scorso 4 marzo.

Il sottosegretario agli esteri del Sudan ha dichiarato: “Sappiamo dove sono. Abbiamo stabilito un contatto e stiamo vagliando le loro richieste”. Non è stato reso noto l'ammontare della richiesta di riscatto, comunicata ai capi delle tribù locali. I rapitori hanno garantito che non faranno del male agli ostaggi.

I medici si trovavano nella sede di Saraf Umra, 200 chilometri a ovest della capitale del Nord Darfur, El Fasher. Secondo quanto dichiarato dal portavoce di Msf non c'è violenza al momento dell'irruzione negli uffici.

Intanto, trentacinque operatori di Msf stanno lasciando l'area. Restano solo due cooperanti impegnati nelle trattative.